Perché praticare il catch and release? In quali situazioni è consigliato?
Da qualche anno si è molto diffusa la pratica del catch and release sia nella pesca sportiva che ricreativa. Si tratta della cattura di una preda e il successivo rilascio in acqua in buone condizioni. Naturalmente, per essere efficace, il rilascio deve essere fatto in determinati modi che vedremo successivamente.
Innanzitutto, perché praticare il catch and release?
Il catch and release può essere praticato per svariati motivi:
- Cattura di una preda sottotaglia
- Cattura di un grande riproduttore
- Cattura “accessoria” di una specie
- Cattura che determina un eccesso di pescato
- Cattura di specie a rischio
Il primo caso riguarda appunto le tabelle delle taglie minime definite dal DPR 1639 del 02/10/1968. Tutti sanno che ci sono delle misure minime da rispettare e spesso non si riesce a fare selezione. In questo caso se il pesce pescato è più piccolo della relativa taglia minima, dovrà essere ributtato in acqua. In realtà questa azione è un obbligo innanzitutto legale e poi morale.
Il secondo caso riguarda la cattura di grandi riproduttori ovvero pesci di taglia importante per cui devono essere tutelati in quanto garantiscono un importante numero di uova e quindi il mantenimento della specie. Ci tengo a precisare che questo punto può essere considerato un consiglio, soprattutto per una specie in difficoltà ma alla fine ognuno agisce in base al proprio pensiero. Si tratta di una scelta personale dove ogni pescatore deve decidere cosa è meglio fare nel momento dopo la cattura.
Il terzo caso riguarda ogni specie la cui cattura è fortemente limitata. Mi viene in mente immediatamente il tonno rosso. Se pesco inavvertitamente un tonno rosso durante il periodo di chiusura delle quote, il rilascio dovrà essere immediato. Anche per questo punto è la legge a dettare il comportamento.
Il quarto punto riguarda il famoso limite dei 5 chilogrammi o di un pesce over 5 kg per la pesca non professionale. Se durante la pescata catturo un pesce che fa oltrepassare il limite (e il relativo intervallo di tolleranza) è molto probabile ricevere una multa in caso di controllo delle Forze dell’Ordine. Anche qui la legge impone il catch e release e così sarà se voglio continuare a pescare una volta arrivati ai limiti consentiti da legge.
Per ultimo, sicuramente non per importanza, il catch and release può essere praticato per liberare un pesce appartenente ad una specie a rischio. Tale rischio è da intendersi sia a livello scientifico relativo ad un determinato specchio d’acqua o più semplicemente a livello locale.
Ma una volta che si pratica il catch and release deve essere fatto bene altrimenti tutti gli forzi saranno vani. Ragione per cui indico giusto qualche piccolo consiglio:
- Tempo di combattimento breve
- Non estrarre dall’acqua i pesci (almeno i più delicati) dall’acqua (lì dove non è possibile farlo, tenerli con delicatezza con la mano e/o panno bagnati e non appoggiarli su superfici assolate)
- Ossigenare il pesce, in particolare le specie più delicate
- Attenzione alla slamatura
E questo ultimo punto, la slamatura del pesce, deve essere una pratica da attuare con attenzione! Ma soprattutto, deve essere per forza attuata?
Uno studio scientifico del 2005 afferma che che il 77% di pesci appartenenti alla specie del pagro (nel particolare i pesci erano dei pagri rosa) sono riusciti a sopravvivere al rilascio tagliando il filo all’altezza della bocca. L’amo rimasto in bocca è stato espulso dopo circa 9 giorni.
Un discorso simile è stato fatto per le lampughe; in questo caso la sopravvivenza è stata dell’85% e dopo un mese tutti gli esemplari avevano espulso l’amo.
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