Da qualche tempo sui social impazza la moda Plastic Free. La definisco una moda perché alla fine poco importa se agli eventi partecipa un meccanico, un operaio o un ingegnere, l’importante è raccogliere i rifiuti dall’ambiente.
Per capire un po’ questo nuovo mondo, per entrare nel mondo Plastic Free, ho intervistato Emanuele Garofalo, a capo della divisione Diving dell’associazione.
Ciao Emanuele, partiamo subito! Innanzitutto presentati a tutti gli amici della community La pesca in mare.
Ciao a tutti, sono Emanuele Garofalo, di Siracusa, ho 33 anni e vivo a Roma dal 2008 perché inizialmente facevo un’altra professione: ero un direttore di una nota società immobiliare italiana e mi occupavo della gestione degli uffici di Roma. Qualche tempo fa ha prevalso il mio amore per il mare dato che provengo da una famiglia di marinai. Oggi dedico il mio tempo al mare in qualità di marinaio e alla subacquea. In questo modo insegno le attività sott’acqua alle persone e da circa un anno sono referente nazionale di Plastic Free Diving.
Allora Emanuele ti blocco subito. Spiegami cosa è Plastic Free, quando sei entrato, come è strutturata e gli obbiettivi della tua unità.
Sono entrato in Plastic Free come referente di Roma circa un anno e mezzo fa quindi mi occupavo delle raccolte a terra dell’associazione. Plastic Free è una associazione che nasce nel 2019 da un’idea di Luca De Gaetano, il nostro Presidente. Questa associazione è cresciuta tanto e ha quasi 100.000 iscritti anche perché lavoriamo tantissimo sui social per sensibilizzare gli utenti. Nel pratico ci occupiamo di giornate di pulizia nei territori costieri, montani e ovunque ci sia bisogno. Le attività sono organizzate con gli Enti, i comuni, le Forze dell’Ordine e ci facciamo supportare da loro. Ma non ci siamo fermati qui! Dopo la crescita repentina, abbiamo pensato di creare nuovi progetti: il primo è quello dedicato dalle scuole. Io credo che questo sia necessario perché oggi c’è una materia chiamata educazione civica che quasi non esiste più e pertanto educare i ragazzi credo sia doveroso per il futuro. Attraverso delle storie e delle slide raccontiamo le nostre azioni quotidiane e raccontiamo i danni dell’inquinamento. Naturalmente le storie sono tarate al livello di istruzione, dalle elementari alle superiori. I ragazzi, quindi, concludono l’esperienza con la pulizia nelle aree antistanti le loro classi. Inoltre non da poco abbiamo creato un nuovo progetto: Plastic Free Free Walk. Si tratta di organizzare passeggiate ecologiche dette “Plogging”. In pratica, durante la passeggiata ognuno raccoglie qualcosa da mettere in una busta. Un altro progetto, l’ultimo, è quello che ho creato io a luglio 2020: Plastic Free Diving. Essendo un subacqueo e amante del mare, ho voluto creare questa realtà di volontariato subacqueo in modo da allestire una rete di sub su tutto il territorio nazionale ed organizzare raccolte e operazione come “Lago Pulito” a Trevignano dove dal fondale abbiamo tolto circa 1500 chilogrammi di rifiuti. Questo senza mai dimenticare che combattiamo la plastica monouso e quindi sponsorizziamo le borracce per l’acqua e le taniche, ad esempio, per i detersivi.
A proposito di raccolte, a quante raccolte hai partecipato e cosa avete raccolto?
Tra terra e mare ho partecipato a 15 raccolte. Considera che il 18 aprile c’è stato un evento nazionale che ha visto ben 180mila chili di plastica raccolta in tutta Italia. Settimana scorsa ad Acitrezza la nostra operazione diving ha raccolto 4.500 chili di rifiuti.
E durante queste raccolte cosa avete notato sul territorio? Quali malcostumi?
Andrea, sicuramente abbiamo notato l’ignoranza. Le persone non sanno che danno fanno se buttano un mozzicone a terra o un rifiuto a terra. Non è questione di malignità o cattiveria ma semplicemente tanti non sanno! E’ per questo che si deve lavorare tantissimo sulla sensibilizzazione.
E se ti chiedessi qual è il podio negativo di rifiuti trovati durante le raccolte?
Ti anticipo che questo podio è prevalentemente legato al mondo sott’acqua. Sicuramente al terzo posto troviamo gli pneumatici. Ne troviamo un numero scandaloso. Al secondo posto possiamo mettere le bottiglie/taniche di plastica. E al primo posto i cotton fioc. Nel particolare i bastoncini perché il cotone agli estremi si sfalda subito. Tra l’altro, Andrea, mi piacerebbe sottolineare anche un altro argomento a cui tengo tantissimo.
Certo Emanuele, ti ascolto..
Io adoro tantissimo la fotografia subacquea. Negli ultimi anni ho notato l’acidificazione degli oceani e dei mari. Quando troviamo dei rifiuti in acqua come la plastica e tanti altri prodotti, nel tempo si degradano e rilasciano nell’acqua sostanze che alterano il ph. Chi ne sta subendo le conseguenze è l’ecosistema tra cui la Pinna Nobilis perché è tanto bella quanto fragile. Ci sarebbe tanto altro da dire ma mi fermo qui.
Allora concludiamo l’intervista: come si aspetta il futuro del mare Emanuele Garofalo?
Io onestamente non voglio creare false illusioni: mi piace pensare che ritarderemo l’orologio e faremo in modo che questi 30 anni in cui si stima che ci sarà più plastica che pesce diventino 60. Che la generazione dopo la nostra prenda spunto da quello che stiamo facendo io e te. Io lo vedo con mio fratello che a 16 anni incomincia a partecipare alle raccolte, a stare attento ai mozziconi degli amici. Credo nell’istruzione delle generazioni future e che questi 30 anni si dilatino. Se vogliamo si può migliorare e lo abbiamo visto durante il lock down dove la natura si è presa il proprio spazio. Se ognuno di noi fa il suo nel proprio piccolo ecco lì che il problema magari non andiamo a risolverlo ma prolunghiamo la “scadenza” del nostro pianeta. Anche perché per andare su Marte ancora è lunga, dobbiamo per forza tutelare la Terra.
Perfetto Emanuele, grazie per la tua intervista. Ci vediamo fianco a fianco sul campo per una bella raccolta in Lombardia o in Puglia!