TASSA IN MARE: il nostro pensiero!

Venerdì scorso, dopo aver dato immediatamente l’informazione nefasta del nuovo testo proposto dal Comitato Ristretto della Camera, lo staff ha pensato di non commentare a caldo la notizia. Lo facciamo oggi perché era giusto pensare e calibrare bene le parole quando si parla a tante persone, soprattutto se la notizia è una di quelle “che fa incazzare”.

Troviamo il testo totalmente mortificante per la categoria dei pescatori sportivi e ricreativi: sembra quasi che tutti i mali e le problematiche della pesca siano riconducibili a noi.  Di seguito elenchiamo i punti essenziali per cui siamo contrari a un tale DLG:

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  1. Se tassa deve essere, lo sia solo ed esclusivamente per reinvestire questi soldi nel nostro settore;
  2. Il testo getta un grandissimo punto interrogativo sul futuro della pesca sportiva e ricreativa;
  3. In seguito al punto 2, ci fa tremare il solo pensiero di un secondo Decreto che vada a modificare gli articoli 138 e 140 del DLG. 1639/68;
  4. Non capiamo come mai non sia stata prevista una sanzione in caso di catture accidentali con attrezzi non consentiti;
  5. Siamo molto curiosi di capire come verranno stabiliti i valori della tassa in base alla tecnica praticata; di questi tempi 100 euro potrebbe essere una spesa esosa per molti.

Analizziamo tutti i punti.

Il primo riguarda la divisione delle percentuali della tassa: ogni centesimo derivante da un pescatore ricreativo/sportivo deve essere investito per il suo hobby. Il 50% per la pesca professionale non esiste, si può ritenere giusto, invece, devolvere una piccola quota agli organi di controllo (anche minore del 30%). Si deve pensare con questi soldi a finanziare studi di settore, studi sulla fauna, ricerca in generale e spazi ad hoc per noi pescatori (ed la relativa manutenzione).

l punti due e tre li riteniamo terribili: infatti si getta molta instabilità sul futuro della pesca sportiva e ricreativa. Il nuovo testo prevede entro 18 mesi dalla sua approvazione, la scrittura di un secondo Decreto che vada a riorganizzare i nostri attrezzi da pesca  e le relative limitazioni che abbiamo. E’ logico pensare che saranno più severe. In questi mesi si parla di limitare le nasse e i palamiti (e non è assolutamente poco) ma chi ci assicura che non si vada ben oltre?

Il punto quattro è tragi-comico: i nostri politici hanno ormai dichiarato che il futuro della pesca deve essere eco-sostenibile. Ma con quale criterio si è deciso di depenalizzare i reati della legge 154/2016 e, in aggiunta, la mancanza di una sanzione in caso di catture accessorie con attrezzi non consentiti.

Infine, il punto cinque: siamo molto curiosi di capire i valori delle tasse per ogni singola tecnica praticata e, in particolare, la distanza economica che vi sarà fra esse. Se non esiste uno studio di settore, i nostri politici come faranno a giustificare questi valori?

Per concludere, crediamo che un testo del genere non può essere in alcun modo un punto di partenza per una trattativa. Crediamo che sia assolutamente necessario lo stralcio. STOP! I “lavori” ricomincino da capo! 

 

Il fondatore

Andrea De Nigris, congiuntamente a Stefano Perrone e Matteo Desideri