Intervista alla fishing lady Maria Fanito

  • Ciao Maria, benvenuta sul sito lapescainmare.org. Partiamo subito con una domanda standard: come ti sei appassionata alla pesca? Chi ti ha trasmesso questo amore e a che età?

Grazie per avermi dato l’opportunità di far conoscere la mia storia e la possibilità di esprime il mio punto di vista femminile in  un mondo, quello della pesca,  prevalentemente maschile.

Sono nata quasi in riva al mare, in un casa a 50 metri dallo Jonio, nonostante gli ospedale fossero gratuiti mia madre si affidava alla “levatrice” , l’ostetrica del paese, che offriva un  comodo servizio a domicilio. Mio padre   portava me e le mie sorelle  a pescare dalla riva, sotto casa quando ancora si utilizzava  la lenza a mano, io ero talmente piccola che ho un ricordo vago delle prime pescate.
Quando divenni un po’ più grande, avevo  forse quattro o cinque anni e ricorreva la giusta stagione, ricordo che mio padre mi faceva  schiacciare tra due sassi il piombo che utilizzavamo come peso , fino a renderlo sottile e a ricavarne un rudimentale  “cucchiaino” con il quale si  insidiavano  in superficie  i pesci stella. La sarda si fissava  all’amo con i fili ricavati dalle foglie delle agavi. Pescare era sentire il profumo del mare, farsi cullare dal suo respiro intermittente e incessante mentre la schiuma  si adagiava sulla ghiaia della spiaggia , l’odore acre delle sarde era una puzzolente consuetudine, ripensandoci mi viene da sorridere, perché l’olezzo mi colpiva sottovento , quando ero distratta a guardare il mare blu o l’orizzonte senza fine. Pescare era collaborare nella riuscita delle catture e condividerne la gioia, vivere all’ aria aperta , ammirare paesaggi in continua trasformazione. Credo che il mare abbia preso me con prepotente  passione, da sempre. Mi piace pensare con un pizzico di presunzione che noi pescatori siamo dei predestinati .

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Foto di Francesco Turano
  • Il mondo della pesca è prevalentemente maschile; tu, da donna, come ti trovi? Hai qualcosa da ribattere al sesso maschile?

Mi confronto giornalmente con pescatori uomini, nella cerchia degli amici sono conosciuta  visto che pesco da sempre . C’è chi ancora si stupisce nel vedermi parlare di nodi e  di ami, del libraggio delle
canne, di come  maneggio le sarde o le varie esche, di come  guardo l’ecoscandaglio, della forza che ho  mentre  combatto un tonno,  della competenza che  mi permette di registrare la frizione del mulinello o la profondità dell’esca in traina o la sensibilità  che mi agevola nel  selezionare le allamate dei pesci di taglia (non amo pescare scazzupole),di come riconosco i pesci  solo da come abboccano, della testardaggine che mi accompagna quando ci si deve ancorare su uno spot.
Qualche anno fa, quando andavo ad acquistare i mulinelli e chiedevo delucidazioni tecniche, dovevo ripetere la domanda più volte per avere una risposta: mi guardavano inebetiti. Per quanto riguarda il settore della pesca in apnea femminile,  in Italia siamo ancora agli albori: le donne che praticano questo sport suscitano grande curiosità. Essendo un ramo molto tecnico , in cui e’ impossibile improvvisare , i miei interlocutori reagiscono con ammirazione:  aver guadagnato fiducia e rispetto gratifica il mio impegno.

  • Quando è incominciata la tua avventura agonista? E perché?

Pratico la pesca in apnea da tantissimi anni , sono al terzo decennio. Sono entrata nel circuito delle selettive per i campionati italiani quasi alla soglia dei cinquant’anni, per mettermi  in gioco , trovare nuovi stimoli ed avere  un riscontro sul campo, sulle mie reali capacità: gli esiti mi stanno ripagando con soddisfazione. In una delle ultime gare, prima selettiva di quest’anno, mi sono classificata al dodicesimo posto su 46 atleti uomini e con la seconda gara ho raggiunto la qualificazione alla prima edizione dei  campionati italiani di pesca in apnea femminili. Nonostante in tanti si stupiscano ancora nel vedere una donna che pratica uno sport così estremo, ho trovato un ambiente che mi ha accolta con grande favore ed entusiasmo, con me, che sono una donna, tentano anche di tenere a bada il loro spirito competitivo, naturalmente molto forte tra gli agonisti.

Foto di Francesco Turano
  • In tutti questi anni, cosa ti ha insegnato il mare?

La calma, la pazienza, la perseveranza, le emozioni delle albe e dei tramonti, il benessere che si può attingere anche solo a guardarlo, la competenza sulla flora, la fauna, le maree,i venti,  le correnti, le tecniche di pesca, la condivisione, la competizione con me stessa e potrei continuare ad elencare all’infinito . Oltre a tutto questo e prima di ogni altro insegnamento, il mare mi ha inculcato un sentimento fondamentale:  la passione, senza la quale non potrei vivere così la mia vita.

  • Cosa trovi affascinante nella pesca in apnea? Sicuramente è la tecnica ricreativa più ostica a livello fisico. Come ti prepari per portare avanti questa  passione e per le gare?

Quando si mette la testa sott’acqua si entra in un mondo magnifico, una dimensione in cui si rimane sospesi e oltre a fluttuare nell’acqua. Il tempo sembra fermarsi, la bellezza dei fondali rapisce i sensi e trattenere il fiato in apnea risulta rilassante. Catturare una preda è adrenalinico e appagante. I giorni precedenti la competizione si ispeziona il campo gara con un un sopralluogo . Praticare la pesca in apnea richiede , oltre agli allenamenti in acqua, una discreta forma fisica che si ottiene con allenamenti a secco. Personalmente,  pratico sport da quando avevo circa 8 anni e  ho provato di tutto: dal pattinaggio al calcio , dalla pallavolo al karate ( a 45 anni). Mi piace cambiare e sperimentare. Ho praticato basket per molti anni. Ora mi alleno in palestra, con moderazione (ho una tabella con  un allenamento mirato ed adeguato alla mia età). Cerco di correre due volte a settimana  o di camminare a passo svelto, partecipo a varie iniziative di camminate con  percorsi extra urbani, per variare i miei allenamenti.

  • In generale la pesca sportiva e ricreativa sta diminuendo il suo  numero di praticanti. Secondo te perché? C’è qualcosa che ti scoraggia per il futuro di questo hobby?

Il pescatore sportivo/ ricreativo sente il peso di una gogna mediatica che tenta di far ricadere le colpe dell’impoverimento ittico e dell’inquinamento delle acque sulle teste dei praticanti. Ho sempre sostenuto che noi pescatori non professionisti, ci occupiamo della salvaguardia del mare pescando immondizia e la portiamo a terra, segnaliamo  animali marini  in difficoltà,  liberiamo spesso da grovigli alcune creature marine intrappolate,  pratichiamo una pesca selettiva per numero e grandezza di prede e con l’avvento  del catch e release si possono trattenere anche pochissimi pesci. Se poi vogliamo considerare l’indotto economico generato, ma sono  discorsi che tralasciamo. La figura del “piccolo” pescatore dovrà inevitabilmente brillare di altra luce, acquisire un ruolo sociale (ecologista?) che dia risalto alla figura e non la criminalizzi.

Foto di Francesco Turano
  • Per Maria Fanito qual è la preda più difficile da prendere? E quella che preferisci?

Le prede che preferisco sono i saraghi, sono diventati furbissimi e per nulla facili da catturare. La preda che mi piacerebbe catturare è un pesce scorpione perché sono lievemente allergica ad alcune sostanze ed è solo per soddisfare la mia sete di rivalsa sul suo veleno.

  • Cosa consigli ad un pescatore neofita? Cosa gli raccomanderesti?

Il mare e’ una risorsa per tutti, continuate a provvedere alla sua salvaguardia. Raccomando a tutti coloro che pescano dalla barca di  apprendere le norme base sulla conduzione dei natanti e sulla sicurezza in mare. Per gli apneisti è necessario un primo corso di apnea per assimilare le norme fondamentali . A tutte le donne che praticano sport e che hanno anche dei figli da accudire (io ne ho tre e capisco bene l’impegno  che comporta conciliare le tante cose tra cui anche il lavoro), le incoraggio a non demordere: lo sport aiuta a staccare e a ricaricarsi, oltre a farci apparire più in forma. Ecco, questi sono i miei consigli.

  • Se guardi all’agonismo maschile, in cosa deve crescere quello femminile?

Nell’immediato possiamo solo guardare ad altre nazionali femminili per paragoni che tentino di organizzare una squadra che ancora non esiste. Lo sport maschile ha delle peculiarità che  quello femminile per il momento non può emulare per tutta una serie di fattori che sono sotto gli occhi di tutti: in primis il fattore culturale.

Il futuro di Maria Fanito all’interno del contesto pesca sportiva? Obiettivi?

Il mio obiettivo immediato  e’  la partecipazione al campionato Italiano di pesca in apnea  che necessita di una gran quantità di energie per essere realizzato.  Nel frattempo mi dedicherò alle gare selettive e ai miei allenamenti. Per il futuro ho intenzione di continuare il percorso che ho intrapreso, migliorando le mie conoscenze tecniche con dei percorsi  specifici. Qualora ci fossero i master, potrei tentare la via dell’agonismo ad oltranza: bisogna sempre avere un piano b,nella vita.

Foto di Francesco Turano
Foto di Francesco Turano
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